E’ il momento della svolta, del cambiamento, nuovi materiali si fanno largo tra le vecchie guardie, ed il grafene senza dubbio mette a tacere gran parte delle osannate tecniche applicative di risanamento delle acque, come l’osmosi inversa, che rappresenta, o meglio, rappresentava uno dei migliori sistemi di filtraggio. Dibattiti piuttosto accesi animano le aule delle più grandi conferenze scientifiche internazionali, sul sospetto riguardante un probabile stato di tossicità di tale struttura allotropica del carbonio, promossa più che altro da una forma mentis scientifica, che mira allo slogan “prevenire è meglio che curare” e di certo l’eventuale idea di scoprire a lunga corsa che il grafene sia un parente alla lontana dell’amianto, terrorizza i vertici.
Dal Texas all’Italia l’Italia ha sempre rappresentato una fastidiosa spina nel fianco in tema di ricerca (e non solo) per i paesi oltre oceano, e senza dubbio è stato schiacciante il contributo della Directa Plus, azienda lombarda leader nell’ utilizzazione del grafene, che ha scelto quest’ultimo come punta di diamante imprenditoriale per le sue prodigiose capacità di assorbente. Nata nel 2005 è divenuta in poco tempo primo produttore europeo e quarto a livello mondiale, ed i suoi materiali “Graphene Plus” sono dei fiori all’occhiello oltre che per la depurazione delle acque, anche per suoli e reflui gassosi contaminati da inquinanti organici. Il primo frutto della loro realtà produttiva è stato battezzato col nome di “Grafysorber”, una tecnologia a forma di salsicciotto, inerte, idrofoba, infiammabile e con una densità minore rispetto a quella dell’acqua, che si è guadagnata il titolo di superassorbente, manifestando un potere di assorbimento cinque volte maggiore rispetto alle tecnologie tradizionali.
La prima applicazione fu testata in Romania, nelle acque di un lago situato all’interno di una raffineria dismessa, impiegando 5 g/m3
di prodotto utilizzato come materiale sciolto, con una resa di abbattimento delle concentrazioni di idrocarburi al di sotto di 1 ppm, affiancato da una notevole celerità del processo, concluso in soli 10 minuti di trattamento; alla fine del quale segue una fase di recupero dell’idrocarburo, proiettato per un efficiente utilizzo, come supporto integrativo dell’asfalto, per migliorarne le proprietà termiche e meccaniche, sostenendolo nei periodi di volubilità invernali ed estivi.
Possiamo quindi asserire, che questo vantaggioso materiale rappresenti lo “Special Guest” del nuovo millennio, ritenendo che il suo cachet non sia poi cosi oneroso. Siamo lieti e onorati di accogliere sui red carpet dei festival scientifici, l’auspicabile ascesa di sua maestà “Re-Grafene”.
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