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Questo blog è l'espressione di creatività innovativa nel campo della difesa ambientale

"il tutto si crea e il tutto si trasmuta….la trasformazione è solo un'eccezione"

Ogni atomo ponderabile è differenziato da un fluido tenue, che riempie tutto lo spazio meramente con un moto rotatorio , proprio come fa un vortice di acqua in un lago calmo. Una volta che questo fluido – ovvero l’etere – viene messo in movimento, esso diventa grossolana materia. Non appena il suo movimento viene arrestato la sostanza primaria ritorna al suo stato normale...

Nikola Tesla


lunedì 31 marzo 2014

Earth Hour

Lo scorso anno  aveva eravao all'inizio dell’anno europeo dedicato alla qualità dell’aria direttamente dalla Green Week 2013, il più grande appuntamento europeo relativamente alle tematiche ambientali organizzato dalla Commissione ambiente dell’Unione.
In quella occasione si sono spese parole immaginifiche e manifestate le più meravigliose buone intenzioni per migliorare la qualità dell’aria, posta come tema centrale per tutte le politiche ambientali dell’Unione, almeno tra il 2013 ed il 2020 (termine fissato dal Protocollo di Goteborg, che stabilisce proprio al 2020 il termine ultimo per la realizzazione degli obiettivi europei sulle emissioni di Co2 ed inquinanti).
Il Commissario Europeo all’ambiente Janez Potocnik in persona aveva sottolineeato la centralità dell’aria come punto di partenza fondamentale per il miglioramento e l’implementazione di tutte le politiche ambientali europee, in qualsiasi settore.
A quasi un anno dalla Green Week “Aria pulita per tutti” l’Europa, o meglio l’aria che respirano gli europei, è migliorata?

La domanda ce la siamo voluta porre non tanto per verve polemica, quanto piuttosto per entrare nel merito delle parole pronunciate quasi un anno fa dal Commissario Potocnik:
“Uno dei problemi maggiori è proprio legato all’informazione che viene data ai cittadini, sulla quantità di “notizie” legate all’ambiente ed alle sue problematiche, […] di come permeare il mondo dei social media per raggiungere il più ampio spettro di cittadini possibile.”
Il prezzo che i cittadini europei pagano per la scarsa qualità dell’aria è, in termini di vite umane, superiore alle vittime degli incidenti stradali: un dato a titolo esemplificativo, che però rende piuttosto evidente non solo l’importanza di intervenire in materia di riduzione degli inquinanti, ma anche e sopratutto l’esigenza di norme utili a flettere fino a spezzare la dipendenza dei cittadini europei dalle automobili, e delle società energetiche europee dalle energie fossili.
Il capitolo industriale non è tuttavia da sottovalutare: il dramma dell’Ilva di Taranto mostra lentamente le ripercussioni sulla qualità della vita (e purtroppo anche sulla qualità della morte) dei cittadini tarantini (fonte Istat):

Un grafico simile, se affiancato con un’altro che dimostra l’andamento demografico di Taranto (in declino da 10 anni), ci dimostra un dato inequivocabile: respirare aria pulita è uno dei diritti fondamentali dell’uomo.
Nell’ultimo anno l’Europa ha visto l’applicazione di una vera e propria stretta sulla qualità dell’aria, approvando in dicembre un pacchetto di politiche in materia di aria pulita che rappresenta un aggiornamento della legislazione esistente e riduce ulteriormente le emissioni nocive provenienti dall’industria, dal traffico, dagli impianti energetici e dall’agricoltura, proponendosi di limitarne l’impatto sulla salute umana e sull’ambiente:
“[…] l’inquinamento atmosferico continua a essere un ‘killer invisibile’ che impedisce a molte persone di vivere appieno una vita attiva. Le azioni che proponiamo consentiranno di dimezzare il numero di decessi prematuri dovuti all’inquinamento atmosferico, aumentare la protezione offerta ai gruppi vulnerabili (che ne hanno più bisogno) e migliorare la qualità di vita di tutti i cittadini europei.”
disse a dicembre il Commissario Potocnik annunciando il pacchetto di misure comunitarie, che si articola principalmente su tre elementi: un nuovo programma per l’aria pulita che permetta di accelerare il conseguimento degli obiettivi posti al 2030, la revisione della direttiva sui limiti nazionali di emissione e una proposta di una nuova direttiva intesa a ridurre l’inquinamento da impianti di combustione di medie dimensioni.
Tuttavia il rischio è che l’Europa cammini su due binari a velocità differenti: un binario “virtuoso”, costituito da top performer comunitari (spesso performance dovute alla bassa densità demografica, e quindi alla presenza di grandi aree verdi) e da altri paesi da black-list. Molti Stati membri dell’Ue infatti non si sono ancora conformati alle norme comunitarie sulla qualità dell’aria e, in generale, gli orientamenti sull’inquinamento atmosferico dell’Organizzazione mondiale della sanità delle Nazioni Unite non vengono osservati.
Altri paesi invece si sono uniformati alle leggi comunitarie sulle emissioni ma, fondamentalmente, seguono il principio “fatta la legge, trovato l’inganno”: esempio su tutti l’Italia, che ha recepito le normative comunitarie in materia di qualità dell’aria ma è incapace non solo di applicarle, ma anche di cominciare ad entrare nell’ottica di applicarle.
Basti pensare ai blocchi del traffico, alle targhe alterne, ai divieti più fantasiosi che limitano la circolazione nelle città italiane, attanagliate da un traffico pazzesco che è diretta derivazione anche di quei bellissimi “incentivi statali” garantiti fino all’altro giorno al mercato automotive, o di quelle deroghe concesse ai grandi impianti industriali sul territorio nazionale (anche qui viene in mente l’Ilva di Taranto, ma non solo).
A titolo esemplificativo, e per non citare sempre l’italiano inadempiente, buttiamo l’occhio alla città di Parigi, che recentemente somiglia più a Pechino (anche se il livello di inquinamento o molto, ma molto più bassi nella città francese che non in quella cinese). Restando nel Belpaese invece è emblematico il caso di Roma: in occasione del convegno “Roma chiama Europa” dell’Associazione Radicali Roma è stato infatti presentato il dossier “Indagine sulla qualità dell’aria di Roma” realizzato dai militanti dell’associazione Davide Ambrosini, Nicoletta Cartocci ed Angela Capuano.
Il dossier evidenzia in particolare il mancato rispetto della direttiva europea 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 maggio del 2008 relativa alla “qualità dell’aria, ambiente e per un aria più pulita in Europa”: come dicevamo poc’anzi la normativa europea sia stata recepita grazie al decreto 155/2010, ma questo non ha impedito alla Capitale il superamento del benzene oltre il livello di 5 e il dramma del Pm10, che viene superato sia in valore assoluto limite 50 (sino a massimi di 70/72) sia in numero massimo di superamenti limite 35, sino a 40 volte l’anno.
Se a questo aggiungiamo la difficoltà per i cittadini di reperire i dati effettivi sui siti degli enti preposti ai controlli (su tutti l’Arpa Lazio), è chiaro come il “caso italiano”, anche in questo caso, sia un esempio da non seguire.

Perchè Earth Hour?


Earth Hour è, in questo senso, una giornata simbolo che l’Italia dovrebbe celebrare nei restanti 364 giorni dell’anno, superando quella tollerabilità dell’illegalità che è caratteristica delle deroghe alle leggi, dei commissari straordinari, della scarsa trasparenza degli enti pubblici (checchè ci chieda la Convenzione di Aarhus).
Fin troppo facile infatti “spegnere la luce per un’ora” all’anno quando poi si mantengono accesi 24/7 dei mega-server non collegati a nulla nei sotterranei dei palazzi di vecchi enti pubblici a Roma: l’Earth Hour non è la differenza ma la discriminante, non la svolta ma il pretesto, un pretesto che tutti dovrebbero adottare per migliorare la qualità della vita dell’intera società.
L’Europa, a saperlo, è in verità un alleato importante per noi cittadini e non solo il grande bastonatore quando c’è da parlare di conti pubblici, rigore e crescita: gli strumenti legislativi che i cittadini europei hanno per ricorrere a Strasburgo, accertata una violazione in materia ambientale, sono utili e funzionano. Lo dimostra la storia della discarica di Malagrotta, chiusa per ordine dell’Europa dopo anni di battaglie dei residenti, che hanno trovato in Strasburgo l’unico interlocutore attento ai loro problemi.

martedì 25 marzo 2014

Oms: inquinamento uccide 7 milioni di persone all’anno


L'inquinamento dell'aria, all'interno e all'esterno, è oggi il maggior rischio ambientale per la salute


L’inquinamento dell’aria ha provocato la morte di sette milioni di persone nel mondo nel 2012, un dato pari a un decesso su otto a livello mondiale e pari a piu’ del doppio delle precedenti stime. Lo rivela uno studio dell’Organizzazione mondiale della sanità pubblicato oggi a Ginevra (Oms). ”Non sono dati positivi. L’inquinamento dell’aria, all’interno e all’estero, è oggi il maggior rischio ambientale per la salute”, ha detto l’esperta dell’Oms Maria Neira, direttrice del dipartimento Salute pubblica, determinanti sociali e ambientali della salute.
Rispetto all’ultima stima del 2008 l’aumento è soprattutto dovuto a una nuova metodologia e alle nuove conoscenze del legame con alcune malattie, come le cardiopatie e gli ictus, e non a ”un’esposizione piu’ alta” all’inquinamento, ha spiegato alla stampa l’esperta Annette Pruss-Ustum. I nuovi dati mostrano infatti un legame particolarmente forte tra l’inquinamento dell’aria, negli ambienti chiusi e all’esterno, e le malattie cardiovascolari, gli ictus e le cardiopatie ischemiche da un lato, e tra l’inquinamento dell’aria e il cancro dall’altro.
Questi elementi si sommano al ruolo dell’inquinamento nello sviluppo delle patologie respiratorie. Le nuove stime indicano che l’inquinamento dell’aria interna nelle abitazioni con cucine a carbone, legno o a biomasse ha causato nel 2012 4,3 milioni di morti. L’inquinamento dell’aria all’esterno, dovuto a fonti urbane e rurali, è invece all’origine di 3,7 milioni di decessi. Poiché molte persone sono esposte sia all’inquinamento dell’aria interna che esterna, il totale non corrisponde alla somma ma è pari a circa 7 milioni. A livello regionale, le regioni a basso e medio reddito delle del Sud- Est asiatico e del Pacifico occidentale sono le piu’ colpite con un totale nel 2012 di 3,3 milioni di decessi prematuri legati all’inquinamento dell’aria negli ambienti interni e 2,6 milioni di decessi prematuri per l’inquinamento all’esterno. La pubblicazione di questi nuovi dati – ha sottolineato Maria Neira – è un primo passo sulla strada della prevenzione delle malattie connesse all’inquinamento dell’aria. Nel corso dell’anno, l’Oms prevede infatti di pubblicare linee direttrici sulla qualità dell’aria e un aggiornamento delle misure della qualità dell’aria per 1.600 città in tutte le regioni del mondo. Una lotta efficace contro l’inquinamento dell’aria permetterebbe di salvare ”milioni di vite”, sottolinea l’Oms. (ANSA)

mercoledì 19 marzo 2014

Chimica Supramolecolare


La Chimica Supramolecolare
 

La Chimica Supramolecolare è una delle aree di più rapido sviluppo 
e attualita della chimica, sia sperimentale che teorica.
 Le ragioni di tale interesse sono in parte legate al piacere estetico che offre
 questa disciplina, per il fascino dei motivi strutturali e delle proprietà 
che vi si incontrano, che traducono concetti quotidiani ad un livello molecolare. Naturalmente, al di sopra di ciò, sono le potenziali applicazioni nei più svariati campi che 
attraggono la maggiore attenzione.
La Chimica Supramolecolare è una disciplina di natura altamente interdisciplinare,
 che attrae non solo l'interesse dei chimici organici, inorganici, analitici etc. 
ma anche di biochimici, biologi, scienziati dell'ambiente, ingegneri, 
fisici dei materiali e teorici, persino matematici e altri svariati ricercatori.
I ricercatori supramolecolari sono in genere orientati ad ottenere obiettivi 
specifici, e, come tali, sono pronti a varcare i limiti delle loro tradizionali discipline.

Questa area può essere definita come la "chimica oltre le molecole", 
nel senso che la Chimica Supramolecolare, basata su legami non-covalenti 
si pone oltre la Chimica Molecolare, basata sul legame covalente. 
L'obiettivo è la costruzione razionale di strutture complesse organizzate 
per mezzo di interazioni deboli (forze elettrostatiche, legami idrogeno, 
interazioni di van der Waals, etc.e più recentemente anche legami
 dativi-coordinativi) e dotate di funzioni pre-ordinate
Si cerca di costruire e studiare sistemi di complessità crescente, costituiti da
 aggregati di un numero definito di molecole (supermolecole) o da sistemi 
polimolecolari organizzati o polimerici, tenuti insieme da interazioni 
deboli non-covalenti. Tali interazioni stanno anche alla base delle funzioni
altamente specifiche che hanno luogo nei sistemi biologici, quali riconoscimento 
molecolare, trasporto, catalisi, regolazione, etc.. Un obiettivo ambizioso è
di apprendere dai sistemi naturali e di applicare i principi ai sistemi artificiali.

Il campo articolato della Chimica Supramolecolare si va diversificando in 
diversi settori di ricerca quali, ad esempio, chimica dei macrocicli e loro applicazioni, riconoscimento molecolare, catalisi supramolecolare, nanochimica, chimica dei catenani e rotaxani, dendrimeri, etc.. Alcuni esempi notevoli di sistemi supramolecolari sono sotto illustrati.






Una parte interessante della chimica supramolecolare riguarda il 
comportamento host-guest di materiali  inorganici come  le zeoliti. 
All'interno delle  gabbie zeolitiche possono essere ospitate molecole di 
varia natura e possono avvenire reazioni intracavità.
Vengono utilizzate in catalisi e per la selezione molecolare 
particolarmente dalla industria petrolchimica. 

La linea costruttiva di molti sistemi supramolecolari è basata su principi di
 "self-assembly", nell'ambito delle linee guida di quella che è definita la  
"crystal engineering". Oltre a sistemi a base organica che possiamo 
considerare al giorno d'oggi tadizionali, da una decina di anni si è sviluppata
un'area in vivace espansione che possiamo qualificare come chimica
supramolecolare inorganica o di coordinazione
Questa mira alla preparazione e all'utilizzo di architetture finite o di reticoli
 infiniti basati sulle proprietà coordinative di centri metallici
Sistemi complessi quali macrocicli, gabbie e poliedri contenenti nodi 
di coordinazione si stanno sviluppando sempre più numerosi. 
Alcuni esempi di architetture finite sono illustrati di seguito.








La costruzione di network di coordinazione mediante la 'crystal engineering' 
ha prodotto molti esempi interessanti con diverse topologie e contenenti 
spesso grandi cavità intersiziali.











I nodi metallici hanno diverse funzioni: da un lato consentono di utilizzare le nozioni sviluppate in chimica di coordinazione per orientare le strutture e le topologie delle supermolecole e dei networks, dall'altro introducono in tali sistemi proprietà legate alle caratteristiche elettroniche e magnetiche dei metalli impiegati. La costruzione di nuovi materiali host di tipo zeolite-mimetico, con nodi metallici e leganti organici come spaziatori (definiti MOF o Metal-Organic Frameworks), apre lo spazio ad una ricca varietà di potenziali applicazioni.
Bibliografia
  • Supramolecular Chemistry: Concepts and Perspectives, J.-M. Lehn, VCH Ed., Weinheim, 1995.
  • Supramolecular Chemistry, J. W. Steed, J. L. Atwood, Wiley & Sons, 2000.
  • Priciples and Methods in Supramolecular Chemistry, H.-J. Schneider, A. Yatsimirsky, Wiley & Sons, 2000.
  • Aspects de la Chimie des Composes Macrocycliques. B. Dietrich, P. Viout, J.-M. Lehn, InterEdition/Editions du CNRS, Paris, 1991.
  • Comprehensive Supramolecular Chemistry. Executive editors Jerry L. Atwood...[et al.] ; chairman of the editorial board Jean Marie Lehn. - [Oxford] : Pergamon, 1996. - 11 v.
  • Calixarenes Revisited. C.D. Gutsche, J.F. Stoddart Ed., Royal Society of Chemistry, Cambridge, 1998.
  • Container molecules and their guests. D.J. Cram and J.M. Cram. - London : Royal Society of Chemistry, 1994.
  • Crown ethers and cryptands. G.W. Gokel. - London : Royal Society of Chemistry, 1991.
  • Cyclophanes. F. Diederich. - London : Royal Society of Chemistry, 1991.
  • Macchine Molecolari Azionate dalla Luce, V. Balzani e A. Credi, Le Scienze, n. 364, 1988, p. 76.
  • Supramolecolar Chemistry: An Introduction. F. Vogtle, Wiley, 1993.