I materiali antichi sono da considerarsi una preziosa risorsa e vanno
tutelati non solo per il loro valore storico-artistico ma anche per le
informazioni tecnologiche in essi contenute. Utilizzare tali
informazioni come ispirazione per sviluppare i materiali del futuro
sembra sempre più una via maestra da percorrere tanto che questa moderna
idea si sta sempre più affermando determinando recentemente anche una
nuova terminologia. Tale fenomeno è stato infatti chiamato
archaeology-inspired design (per analogia con il biology-inspired
design), antiquity inspired design, paleo-inspired system o archeonica
(in analogia con bionica). Un esempio di materiale antico di grande
interesse in quest'ottica è certamente il Blu Egizio.
Usato già più di 5000 anni fa, il Blu egizio è considerato il primo
pigmento prodotto artificialmente dall’uomo. La sua tecnologia di
produzione è stata messa a punto grazie al perfezionamento della
tecnologia delle fornaci ed è legata a quella di produzione di materiali
come la faience egiziana, la terracotta, il vetro, il rame e il bronzo.
Nell'Antichità fu il pigmento blu di gran lunga più usato nel bacino
del Mediterraneo e con l’affermarsi del dominio dei Romani il suo uso si
diffuse in tutto l’impero mentre importanti centri produttivi si
stabilirono anche fuori dall’Egitto tra cui uno dei maggiori in Italia
nella zona di Pozzuoli. Nell’Alto Medioevo venne però misteriosamente
dimenticato per essere poi riscoperto solo nel XIX e XX secolo. Solo nel
XXI secolo, però, si scopre e si sfrutta per la prima volta la sua
proprietà di essere tra i più efficienti materiali conosciuti ad avere
luminescenza nel vicino infrarosso. Tale caratteristica ha portato ad
innumerevoli avanzamenti tecnologici che sono andati ben oltre il
settore dei Beni Culturali e che, a partire dall’inizio del nuovo
millennio e soprattutto negli ultimi dieci anni, hanno catalizzato
l’interesse di un gran numero di gruppi di ricerca in tutto il mondo.
https://www.youtube.com/watch?v=SrKJoxT5PRk&t=1s
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