Nei prodotti per bucato e per lavastoviglie sono generalmente presenti gli enzimi.
Si tratta di sostanze di origine naturale molto biodegradabili, che contribuiscono all’efficacia del detersivo mediante azioni specifiche su vari tipi di sporco: la proteasi è efficace per la rimozione dello sporco proteico (come tracce di uova, sangue, etc.), l’amilasi per le incrostazioni amidacee (da pasta, mais, etc.), la lipasi per il grasso, la mannanasi per certi addensanti usati nell’industria alimentare (contenuti nei gelati, in alcuni prodotti dolciari). Esiste anche la cellulasi, enzima in grado di ripristinare il cotone sfibrato, che tende a fare pelucchi. Dal punto di vista ecologico non vi sono controindicazioni al loro utilizzo.
È dal punto di vista della tossicità che, invece, si possono evidenziare alcune criticità.
Perchè, quando presenti, gli enzimi vanno riportati in etichetta? Perché sono allergizzanti, ossia la loro capacità di dare reazioni allergiche nella popolazione è stata giudicata elevata.
In più, secondo il nostro parere la subtilisina (la proteasi utilizzata in detergenza, di fatto l’enzima più utile fra i vari considerati) presenta molte affinità con la papaina, una proteasi presente in alimenti ma utilizzata in molti prodotti per uso topico (medicamenti per ferite e dermatiti).
L’FDA (Food & Drug Administration, l’ente statunitense per la sicurezza degli alimenti e dei farmaci) ha rilevato problemi di reazioni allergiche anche gravi legate all’uso di tali prodotti, proibendone il commercio; in più sono stati acquisiti numerosi dati di tossicità per il ciclo riproduttivo e teratogenicità (tossicità per il feto) a carico della papaina. La subtilisina, sotto certi aspetti simile alla papaina, nonostante l’amplissima diffusione è stata pochissimo investigata.
Il Principio di Precauzione ci dovrebbe spingere a evitarne l’utilizzo e l’esposizione.
Si tratta di sostanze di origine naturale molto biodegradabili, che contribuiscono all’efficacia del detersivo mediante azioni specifiche su vari tipi di sporco: la proteasi è efficace per la rimozione dello sporco proteico (come tracce di uova, sangue, etc.), l’amilasi per le incrostazioni amidacee (da pasta, mais, etc.), la lipasi per il grasso, la mannanasi per certi addensanti usati nell’industria alimentare (contenuti nei gelati, in alcuni prodotti dolciari). Esiste anche la cellulasi, enzima in grado di ripristinare il cotone sfibrato, che tende a fare pelucchi. Dal punto di vista ecologico non vi sono controindicazioni al loro utilizzo.
È dal punto di vista della tossicità che, invece, si possono evidenziare alcune criticità.
Perchè, quando presenti, gli enzimi vanno riportati in etichetta? Perché sono allergizzanti, ossia la loro capacità di dare reazioni allergiche nella popolazione è stata giudicata elevata.
In più, secondo il nostro parere la subtilisina (la proteasi utilizzata in detergenza, di fatto l’enzima più utile fra i vari considerati) presenta molte affinità con la papaina, una proteasi presente in alimenti ma utilizzata in molti prodotti per uso topico (medicamenti per ferite e dermatiti).
L’FDA (Food & Drug Administration, l’ente statunitense per la sicurezza degli alimenti e dei farmaci) ha rilevato problemi di reazioni allergiche anche gravi legate all’uso di tali prodotti, proibendone il commercio; in più sono stati acquisiti numerosi dati di tossicità per il ciclo riproduttivo e teratogenicità (tossicità per il feto) a carico della papaina. La subtilisina, sotto certi aspetti simile alla papaina, nonostante l’amplissima diffusione è stata pochissimo investigata.
Il Principio di Precauzione ci dovrebbe spingere a evitarne l’utilizzo e l’esposizione.
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