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Ogni atomo ponderabile è differenziato da un fluido tenue, che riempie tutto lo spazio meramente con un moto rotatorio , proprio come fa un vortice di acqua in un lago calmo. Una volta che questo fluido – ovvero l’etere – viene messo in movimento, esso diventa grossolana materia. Non appena il suo movimento viene arrestato la sostanza primaria ritorna al suo stato normale...

Nikola Tesla


martedì 30 aprile 2013

NO SMOG


L’inquinamento causa l’aterosclerosi: il rischio di infarto e ictus cresce con l’esposizione ai Pm2,5


Una ricerca condotta su un campione di cinquemila individui conferma la correlazione fra inquinamento atmosferico e problemi all’apparato cardiovascolare


 L’inquinamento causa l’aterosclerosi: il rischio di infarto e ictus cresce con l’esposizione ai Pm2,5 
L’esposizione prolungata alle polveri sottili accelera il processo di ispessimento e indurimento delle arterie, oltre al fumo, all’obesità, al colesterolo e alla pressione, sul banco degli imputati per lo sviluppo dell’aterosclerosi c’è l’inquinamento atmosferico. A confermarlo è uno studio pubblicato di recente su Plos Medicine che ha osservato come l’esposizione alle polveri sottili accentui l’aterosclerosi aumentando i rischi di infarto o ictus.
Sara Adar della University of Michigan School of Public Health e Joel Kaufman della University of Washington hanno analizzato l’effetto dell’inquinamento sulla carotide comune utilizzando questa arteria (che trasporta il sangue al collo alla testa e al cervello) come zona di report per valutare la situazione degli altri vasi del corpo. È stato analizzato l’ispessimento della carotide di cinquemila persone di età compresa fra i 45 e gli 84 anni, provenienti da sei diverse aree metropolitane degli Stati Uniti e senza problemi di tipo cardiovascolare.
I risultati degli esami agli ultrasuoni effettuati nell’arco di cinque anni sono stati inequivocabili: se in media lo spessore della carotide aumentava di 14 micrometri all’anno nelle persone maggiormente esposte ai Pm2,5 l’ispessimento era maggiore di 5 micrometri. Questi dati, correlati con altri risultati della stessa popolazione, hanno anche evidenziato come coloro che abitano nelle aree più inquinate della città abbiano il 2% di possibilità in più di contrarre un ictus nei confronti di chi risiede nelle zone con meno Pm2,5.
Lo studio non è concluso, le analisi condotte in futuro sulla stessa popolazione consentiranno di valutare in maniera più approfondita la correlazione fra un’esposizione a lungo termine ai Pm2,5 e problemi all’apparato cardiovascolare.

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